PlayStation e Xbox potrebbero avere presto un nuovo concorrente: Google Yeti, una console da gaming che verrà annunciata il 19 marzo durante la GDC 2019. Google l’ha definita come “il futuro del gaming”, ma non è ancora chiaro se Google Yeti sarà una console per giocare in streaming o una vera e propria piattaforma con tanto di hardware dedicato. Una cosa è chiara, il teaser di presentazione di questa console ha messo in chiaro di voler mostrare giochi dal forte impatto visivo. Google Yeti potrebbe essere quindi la prima console di nuova generazione a essere annunciata.
La curiosità a mille e per questo motivo abbiamo deciso di raccogliere rumors, informazioni e fare delle ipotesi su quello che potrebbe realmente essere Google Yeti, dalla sua natura fino ai giochi che potrebbe avere. Ubisoft, ID Software e Crystal Dinamics hanno già annunciato di essere presenti all’evento di presentazione della console del colosso di Mountain View.
Ora che siamo pronti a iniziare, vediamo tutto quello che dobbiamo sapere su Google Yeti.
Google Yeti: i rumor e le (poche) certezze
Iniziamo radunando i rumor fondamentali, che ci aiuteranno nella costruzione delle nostre ipotesi sulla nuova console di Google; sempre ammesso che si tratti di una console (ma ci torneremo dopo).
Le voci sulla console di Google sono apparse nei primi mesi del 2018, quando si è iniziato a parlare di Yeti, un nuovo hardware, e di un nuovo servizio di streaming per videogame. Nel corso dell’anno, Kotaku ha riportato cinque diverse fonti che supportavano questi rumor. Inoltre, si affermava che la compagnia stesse introducendo vari sviluppatori di primo piano alla propria tecnologia, per assicurarsi un supporto produttivo da parte loro.
Il servizio di streaming si è rivelato ben presto essere Project Stream, già disponibile da ottobre in fase beta negli Stati Uniti. Google ha permesso di testare questa tecnologia riproducendo Assassin’s Creed Odyssey sul browser Google Chrome, in versione desktop: le prestazioni messe in mostra sono interessanti, previa una buona connessione, e dimostrano come l’investimento di Google stia già dando dei risultati sensibili.
Recentemente, si è parlato anche di un controller da gioco: un brevetto avrebbe rivelato un potenziale aspetto (probabilmente molto datato) del sistema di imput della console di Google. La peculiarità risiederebbe nell’idea di usare il controller anche come strumento di feedback, mentre non stiamo giocando. Tramite segnali visivi e sonori, il controller indicherebbe quando avviene qualcosa legato a un gioco, come ad esempio il superamento di un punteggio massimo, la ricezione di in invito a giocare o di un messaggio di una chat, o simili.
Google ha suggerito l’arrivo di un annuncio già a metà febbraio 2019, spedendo a varie testate un invito misterioso che puntava alla GDC 2019. Da poco, inoltre, ha condiviso un primo teaser che vi riproponiamo qui sotto.
Un altro annuncio, avvenuto un paio di giorni fa, è quello di Jade Raymond, diventata vice-presidente di un ramo, non specificato, di Google. Jade Raymond è una veterana nell’industria videoludica, famosa per aver lavorato a serie come Assassin’s Creed, Splinter Cell e Watch Dogs presso Ubisoft, prima di spostarsi in Electronic Arts, dove ha lavorato a vari progetti di Star Wars e ha creato un proprio team, EA Motive. Raymond è un nome di un certo peso e potrebbe aiutare a trainare la console di Google nella realtà.
Infine, due giorni fa Google ha rivelato che, successivamente alla propria presentazione, saranno tenute delle sessioni congiunte con id Software (creatori di RAGE 2, insieme a Bethesda Softworks e Avalance Studios) e Ubisoft, già “collegata” a Google da Project Stream.
La nuova console di Google sarà veramente una console?
I rumor, però, sono unicamente rumor. Nulla sarà confermato fino a quando non saremo spettatori della conferenza del 19 marzo. Ora, quindi, vogliamo subito porci una domanda: la nuova console di Google sarà veramente una console?
Il futuro dell’industria è oggettivamente nel digitale e, ancora di più, nello streaming. Ci sono ovviamente vari limiti tecnologici in molte parti del mondo (Italia in primis), ma si tratta dello sviluppo più probabile per la nostra passione. PS Now è appena arrivato nella penisola, Microsoft mette in mostra sempre di più Project xCloud, e persino Nintendo Switch, in territorio giapponese, ha dato accesso a titoli tecnicamente troppo elaborati per una riproduzione senza il supporto di una tecnologia cloud.
Avendo a disposizione il già citato Project Stream, eseguibile tramite (quasi) qualsiasi computer che monta una versione aggiornata di Google Chrome, perché investire in una console?
La risposta è nell’immagine e nell’accessibilità. La tecnologia streaming sarà probabilmente al centro dell’offerta della grande G, non solo perché è un servizio funzionate e che non avrebbe senso “sprecare”, ma anche solo per il fatto che si tratta di un “servizio”: la vendita hardware non comporta veri guadagni, o almeno non comparabili a quelli del software e, sopratutto, degli abbonamenti. Al tempo stesso, però, Google potrebbe non volersi limitare al mondo PC ma creare un proprio ecosistema da salotto, un punto di riferimento per l’intrattenimento, magari non votato esclusivamente al gaming: in sostanza, un’evoluzione del Chromecast.
Brevetto e render (non ufficiale) del controller Google
L’investimento, quindi, non sarebbe unicamente dedicato a Project Stream, ma creerebbe una base per tanti servizi accessori, tutti radunati in un solo oggetto da posizionare accanto al televisore, in un punto della casa dove, normalmente, non si trova un computer. Uno strumento pronto a darci un feedback (direttamente dalla console oppure dal controller) per avvertirci che è accaduto qualcosa, anche mentre la televisione è spenta o dedicata ad altro.
Per facilitare questa visione, la società potrebbe puntare tutto su una console di piccole dimensioni, facilmente posizionabile e dal basso costo. È possibile che si tratti di una tecnologia di fascia mobile, senza un lettore ottico, con uno spazio di archiviazione limitato, pensato unicamente per il download di poche app, e basata su un OS Android personalizzato, che darebbe ovviamente accesso al catalogo Play Store: ciò permetterebbe a Google di vantare fin dal primo istante un’offerta ampia e conosciuta già da milioni di utenti.
Aggredire il mercato con un prodotto di bell’aspetto, che promette di darti accesso, grazie allo stream, anche a videogame di alta fascia (la presenza di Ubisoft e id Sofware già ci dice qualcosa), a un costo di partenza molto più contenuto di quello della concorrenza, sarebbe veramente un cambio di paradigma e potrebbe convincere all’acquisto immediato anche i “late adopter” che non vogliono investire grandi cifre, soddisfacendo subito la loro richiesta e togliendo mercato alla concorrenza.
Un’affluenza sul breve termine, inoltre, darebbe certezza agli sviluppatori, i quali farebbero la fila per accedere a un ampio pubblico, disposto ad avere a che fare sia con videogame mobile intuitivi che con AAA dagli alti valori produttivi e dall’interazione più impegnativa. Google creerebbe per la prima volta un pubblico estremamente eterogeneo: questo, forse, sarebbe il più grande traguardo della compagnia.
Se questa fosse console di Google, presentata alla GDC 2019, come reagireste?
Articolo originale su tomsh.it