“000000”, “123456”, “QWERTY” e chi più ne ha più ne metta. Quanti di noi utilizzano password di questo tipo oppure nomi e cognomi legati alla propria storia e quanti, soprattutto, utilizzano un’unica password per tutti i propri servizi online? A ricordarci la crucialità di questo elemento nella sicurezza dei nostri dati sensibili (e anche dei nostri soldi) ci pensa il World Password Day.
Ma perché la stragrande maggioranza degli utenti continua a usare password scontate? Pigrizia? Sicuramente, ma la pigrizia è l’effetto e non la causa. Come sottolineato da una ricerca di Nuance proprio in occasione del World Password Day il problema principale è che ciascuno di noi, in media, ha almeno undici account digitali da dover gestire e non meno di nove password da dover ricordare.
Un bel po’, senza contare che se poi fossero davvero tutte composte da sequenze alfanumeriche astratte sarebbero davvero quasi impossibili da ritenere a mente. Da qui però a gettare la spugna e utilizzare il proprio nome o la propria data di nascita per tutti gli account ce ne passa.
Nel breve termine una soluzione, come abbiamo spiegato più volte quando abbiamo discusso di questo argomento, sarebbe utilizzare un password manager, così da poter generare tutte le password uniche che servono senza poi essere costretti a ricordarle, visto che secondo i dati una persona su quattro se le scorda circa una volta al mese e quasi un terzo, precisamente il 28%, ogni tre mesi contatta il servizio clienti per reimpostarle.
In futuro però secondo Nuance la speranza verrà dall’uso sempre più esteso della biometria, che consentirà l’accesso a tutti i nostri servizi tramite riconoscimento facciale, voce, impronte digitali, occhi e quant’altro, in maniera semplice, univoca, sufficientemente sicura e senza alcuna richiesta di tenere a memoria password astruse.
Già attualmente nel mondo ogni anno più di otto miliardi di autenticazioni biometriche sono generate da oltre 400 milioni di utenti con successo ogni anno e i numeri sono ovviamente destinati a crescere man mano che tali soluzioni saranno diffuse su tutti i dispositivi hi-tech. Gli utenti più abituati all’impiego di queste tecnologie sono quelli di età compresa tra i 18 e i 24 anni, mentre quelli con età pari o superiore ai 55 anni sono appena uno su cinque.
Articolo originale su tomshw.it